Diritto a conoscere, a farsi conoscere, riconoscere, essere se stessi su Facebook

Qualcosa d’inquietante sull’algoritmo di Facebook c’è.

Emmanuele Somma
L O G I N

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Sentite qua. Ho una cugina che è ogni tanto scivola su qualche bufala di Internet. Poiché è mia cugina e le voglio bene la redarguisco in modo burbero ma bonario. L’altro ieri una e poi relativo rimbrotto. Ieri un’altra, l’ho vista che avevo da fare e mi sono appuntato: domani fare cazziatone cugina. So’ fatto così, le voglio bene.

Stamattina cerco il post, per fare prima vado sul suo profilo. Poi vado sul mio flusso. Poi sul suo profilo. Insomma mi rendo conto che la cugina pubblica tante cose, tutte un po’ sul genere blandamente complottistico antagonistico, ma una sola vera conclamata bufala bufalona.

Ecco. La domanda è: perché, o Facebook, nel mio flusso, a me mi fai vedere proprio solo quella e non tutte le altre? Poiché io sono virtuosamente paranoico, penso che tu sappia, caro Facebook, che quel post, proprio quel post, sia una bufala conclamata, a differenza degli altri, e sai anche che, nella mia qualità di cugino mentore le risponderò.

È solo tutto un tuo modo per aumentare il mio engagement (coinvolgimento)?

È veramente così da paranoico pensarlo? Penso di no.

Ma il problema sottostante è un’altro. Più duro. Tu stai distorcendo in modo sostanziale l’immagine della mia graziosa cuginetta che sarebbe una blanda complottatrice antagonista ma non una conclamata bufalara come tu mi fai pensare che sia leggendo i post che metti sul mio flusso.

Forse pure il grillino che ho dovuto espellere la settimana scorsa non era completamente un nazista negazionista antisemita com’è sembrato a me. Non ho tutto ‘sto tempo per andare a verificare i TUOI pregiudizi, eh.

Noi siamo a casa tua, non ci piove, ma non abbiamo il diritto di mantenere integra la nostra immagine, reputazione, onorabilità? Sei sicuro di poter avere tu il diritto di decidere cosa mostrare ai nostri amici di noi stessi? Tu, quindi, i tuoi algoritmi, devono decidere per me?

So che non c’è cattiveria da parte tua. È un ragionamento semplice quello che guida i tuoi algoritmi: maggiore l’engagement, maggiore il contenuto, maggiore l’engagement, maggiore il contenuto e così via, e su tutto, maggiore la pubblicità che puoi mostrare.

Io sono il tuo prodotto, lo so, ne sono consapevole.

E so anche che stimoli i miei comportamenti patologici a rilevanza psichiatrica, ci devo stare attento per non infognarmi in queste discussioni senza senso.

Ma non ho forse io il diritto di conoscere per intero mia cugina, nei limiti almeno di quello che dice e fa sulla sua bacheca senza la tua preventiva censura che esclude tutto quello a cui tu pensi io non risponderei. Non rispondo, ma ho il diritto di conoscere.

E soprattutto se ciò vale per lei, varrà anche per me. Non ho forse il diritto di mantenere integra la mia immagine e non subire i tagli alla mia espressione che i tuoi algoritmi ritengono di dover fare?

Sai che… sto meditando una querela. Sia mai faccia due soldi con una multinazionale.

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